Biohacking: di che cosa si tratta?
- Data di pubblicazione: 26/09/2024
- Tempo di lettura stimato: 6 minuti

Il termine “biohacking” è un concetto che sta rapidamente guadagnando una popolarità crescente, soprattutto tra coloro che cercano di ottimizzare le proprie prestazioni fisiche e mentali.
Ma di che cosa si tratta esattamente? In questo articolo tratteremo questo argomento e approfondiremo le basi su come diventare un biohacker, ma allo stesso tempo cercheremo di capire anche gli aspetti più controversi di questa filosofia di vita.
Indice dei contenuti
Qual è il significato di biohacking?
L’etimologia della parola è composta da “bio”, che fa riferimento al corpo umano e alla biologia, e “hacking”, un termine preso in prestito dall’informatica che indica la manipolazione o il miglioramento di un sistema.
Pertanto, alla domanda che cos’è il biohacking possiamo dire che può essere inteso come l’insieme di pratiche volte a “hackerare” il corpo umano, migliorandone il funzionamento attraverso metodi che spaziano dall’uso di integratori alla manipolazione genetica, dall’ottimizzazione delle abitudini quotidiane alla sperimentazione di tecnologie avanzate.
Le pratiche del Biohacking
Il biohacking è un concetto ampio che include diverse pratiche, alcune delle quali più convenzionali e altre decisamente più sperimentali o controverse. Cerchiamo di sintetizzare, per chi è interessato a come diventare un biohacker, le principale pratiche, anche se alcune potrebbero sembrare abbastanza controverse.
- Nutrigenomica: l’idea alla base della nutrigenomica è che il cibo e gli integratori possono influenzare il nostro DNA. In altre parole, ciò che mangiamo può attivare o disattivare determinati geni, migliorando potenzialmente la salute o riducendo il rischio di malattie.
- Integratori e nootropi: l’uso di vitamine, minerali, estratti vegetali e composti chimici sintetici per migliorare le prestazioni cognitive o fisiche è una delle pratiche più comuni nel biohacking. Alcuni biohacker usano nootropi, sostanze che promettono di aumentare la memoria, la concentrazione e altre funzioni cerebrali.
- Modificazione genetica: questo è uno degli aspetti più estremi del biohacking e riguarda la manipolazione del DNA umano. Sebbene sia un campo ancora in via di sviluppo e altamente controverso, alcuni biohacker sperimentano tecnologie come CRISPR per modificare i propri geni, nel tentativo di prevenire malattie o migliorare caratteristiche fisiche o cognitive.
- Monitoraggio biometrico: un’altra pratica comune è il monitoraggio dei parametri corporei attraverso dispositivi elettronici. Questo può includere il tracciamento del sonno, della frequenza cardiaca, dei livelli di glucosio nel sangue e altre metriche, con l’obiettivo di ottenere dati precisi sul proprio stato di salute e adattare di conseguenza le abitudini alimentari, il sonno e l’esercizio fisico.
- Digiuno intermittente e altre tecniche di ottimizzazione del metabolismo: a questo punto alcuni lettori potrebbero chiedersi se il biohacking sia efficace per dimagrire. Alcuni biohacker credono che manipolare il metabolismo attraverso periodi di digiuno controllato o altre diete estreme possa avere effetti positivi sulla salute, dalla perdita di peso al miglioramento della longevità.
Biohacking: quali sono le controversie
Da quanto abbiamo visto finora, il biohacking come pratica naturale di benessere presenta alcuni limiti. Tuttavia, le sue controversie sono legate principalmente all’aspetto derivato al tema della manipolazione genetica.
Nonostante la sua crescente popolarità, infatti, il biohacking è anche un campo che ha attirato numerose critiche e preoccupazioni da parte della comunità scientifica e medica. Le principali controversie riguardano:
- Sicurezza e regolamentazione: Molti aspetti del biohacking non sono regolamentati. Pratiche come l’auto-sperimentazione con sostanze chimiche o la modificazione genetica possono comportare rischi significativi per la salute. L’uso di tecnologie come CRISPR, se non gestito correttamente, potrebbe portare a mutazioni genetiche indesiderate.
- Etica: intervenire direttamente sul proprio DNA o sulla biologia del corpo solleva questioni etiche rilevanti. La manipolazione genetica, in particolare, apre dibattiti su cosa significhi essere umano e se sia giusto intervenire in modo così radicale sulla natura umana.
- Risultati non comprovati: molte delle pratiche biohacker, specialmente l’uso di integratori e nootropi, mancano di solide prove scientifiche che ne dimostrino l’efficacia. Alcuni prodotti potrebbero avere effetti placebo o, peggio, effetti collaterali dannosi.
- Accessibilità e disuguaglianze: mentre alcune pratiche, come il monitoraggio biometrico, possono essere accessibili a molti, altre pratiche sono di più difficile approccio, creando potenziali disuguaglianze in termini di accesso a questi miglioramenti biologici.
L’integrazione e il ruolo del medico
Uno degli aspetti più comuni del biohacking è l’uso di integratori per migliorare le prestazioni fisiche e cognitive. Si tratta di un campo relativamente accessibile, che non richiede interventi invasivi o costosi, ma che può comunque presentare dei rischi. Gli integratori sono spesso considerati innocui, ma un uso improprio o eccessivo può comportare effetti collaterali, interazioni negative con farmaci o persino sovradosaggi.
Alcuni esempi di integratori utilizzati dai biohacker includono:
- Vitamina D: Per sostenere il sistema immunitario e migliorare il benessere generale.
- Omega-3: Spesso utilizzati per la salute del cuore e per migliorare la funzione cerebrale.
- Creatina: Comunemente usata per migliorare la prestazione fisica e la resistenza muscolare.
- Caffeina e L-teanina: Una combinazione utilizzata per migliorare la concentrazione e l’energia senza l’agitazione provocata dall’assunzione eccessiva di caffeina.
Tuttavia, è fondamentale ricordare che, anche se gli integratori sono facilmente disponibili, in alcuni casi è indispensabile consultare il proprio medico prima di iniziarne l’assunzione. Questo è particolarmente importante per:
- Donne in gravidanza o in allattamento: Alcuni integratori possono interferire con lo sviluppo del feto o passare attraverso il latte materno.
- Persone con patologie croniche: Coloro che soffrono di malattie croniche come diabete, ipertensione o malattie cardiovascolari devono essere particolarmente cauti con gli integratori, poiché alcune sostanze possono interagire con i farmaci o peggiorare la condizione.
- Uso di farmaci: Gli integratori possono interagire negativamente con i farmaci, alterandone l’efficacia o causando effetti collaterali.
In conclusione, il biohacking rappresenta una frontiera interessante per chi cerca di migliorare la propria salute e le proprie prestazioni, ma presenta anche numerosi rischi e incertezze. Prima di intraprendere qualsiasi pratica, in particolare l’uso di integratori o tecnologie avanzate, è sempre consigliabile consultare un medico o un esperto del settore, per evitare danni e garantire un approccio sicuro e informato.
Disclaimer
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